Nascita del Lanificio Marzotto a Valdagno
Nel 1790 esistevano, nel Vicariato di Valdagno, 123 telai per la tessitura della canapa e nel 1885 si contavano 48 telai casalinghi per la tessitura del cotone, 121 per il lino e la canapa. Nel corso del '700 Schio prima e Valdagno poi (1779) ottennero il diritto di produrre anche panni alti. Per quanto riguarda le prime fasi del ciclo produttivo, il lavoro si svolgeva ancora a domicilio, nelle famiglie contadine e nelle contrade lontane dal centro. Anche la tessitura veniva fatta a domicilio, ma essa richiedeva un certo grado di professionalità, così come accadeva per le ultime fasi del ciclo che, proprio per questo, tendevano a localizzarsi nei centri urbani.
A Valdagno l'aumento e l'ingrandimento delle ditte produttive cominciarono ad essere evidenti negli ultimi anni del Settecento: nel 1790, su una popolazione di circa 2500 abitanti, si contavano 8 ditte, con 430 lavoratori (110 maschi, 320 femmine). Un nuovo periodo di crisi si aprì negli ultimi anni dell'era napoleonica: c'era la guerra, la materia prima scarseggiava, la concorrenza francese e quella boemo-morava determinavano una congiuntura economica negativa, particolarmente pesante dal 1813 al 1817.
Anche le aziende valdagnesi ne uscirono colpite e andarono scomparendo. Alla fine resterà un solo lanificio: quello di Luigi Marzotto, che aveva fatto l'importante scelta innovativa della meccanizzazione, trasferendo le sue attività in quello che sarà il primo nucleo dello stabilimento di Valdagno (1836). Per tutto l'800 e i primi del '900 nelle contrade e nei paesi più lontani dal centro cittadino si continuò però a coltivare lino e canapa, a filare e tessere in casa, soprattutto per quanto riguarda le tele per la biancheria personale e per la casa, assolutamente bianche e che perciò non avevano bisogno del delicato processo di tintura. Solo dopo la seconda guerra mondiale si può dire che questo sistema di produzione sia stato quasi completamente abbandonato.