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La lavorazione delle fibre tessili nel territorio vicentino dal Medioevo al Rinascimento

La lavorazione delle fibre tessili è una delle attività più antiche (tessuti di lino del Neolitico) perché risponde ad un bisogno primario dell'uomo. All'inizio la tessitura viene gestita a livello familiare, successivamente in piccole imprese artigiane che nel corso degli anni andarono ad ingrandirsi per poi trasformarsi, in epoca moderna, in vere e proprie industrie.

In Italia l'industria tessile si sviluppò soprattutto al Centro-Nord: Firenze, Prato, Alto Milanese, Biellese, Comasco e Bergamasco, Alto Vicentino (Schio, Valdagno).

A Valdagno, come a Schio, la crescita di importanti attività nei settori laniero e serico fu favorita dall'abbondanza d'acqua, dovuta a frequenti piogge e nevicate, dal patrimonio ovino del vicino altopiano di Asiago e dell'allevamento dei bachi da seta nel fondovalle. Spesso però i torrenti che solcavano le due vallate erano imprevedibili: periodi di magra si alternavano a piene rovinose. Questo regime irregolare non andava bene per alimentare opifici artigianali per i quali era necessaria una quantità d'acqua più costante e meno imprevedibile. Si ricorse perciò alla derivazione di rogge. A Schio venne creata la "Roggia maestra", a Valdagno la "Roggia comunale", di cui si ha notizia almeno dal 1460. Le sue acque servivano a diversi opifici, tessili e non. Qualche secolo dopo venne costruita la Roggia industriale, che portava l'acqua dai monti di Recoaro agli stabilimenti Marzotto..